
R’Infuso
rubrica di poesia visionaria e magia neorealistica
da risorseggiare (sempre) con lentezza
R’Infuso delle 17
di mercoledì 8 ottobre 2025
LA MANCANZA
Una volta ho detto: “Mi manchi”.
Quanto poco amorevole sia provare mancanza, e quanto ancor più lo sia il manifestarla, me l’ha detto un cane.
Una volta ho chiesto: “Io ti manco?”
Quanto peggio sia chiedere della propria mancanza a qualcuno, me l’ha detto un gatto.
Quanto la mancanza sia solo un grande equivoco sentimentale, me l’ha detto la pioggia.
Quanto la mancanza menta, nel bisogno di qualcuno che in verità è bisogno di un qualcosa che non si riuscirà mai a definire, me l’ha detto una scarpa in vetrina.
Che manifestare la propria mancanza a qualcuno sia come istigarlo a colmare quella mancanza, me l’ha detto una candela.
Che laddove c’è mancanza, non c’è integrità e che l’integrità sia assenza di mancanza, e che solo nell’integrità l’incontro con l’altro porti a ciò che sta più in alto, me l’ha detto una lumaca.
Una volta mi piacerebbe dire: “Non ho bisogno di te, perché non ho mancanza da colmare”.
Quanto la mancanza sia sacrilega, se comunicata a chi riteniamo debba colmarcela nell’insaziabile fame dell’ego che mai potrà essere soddisfatta, me l’ha detto una crostata con la marmellata scura.
Una volta mi piacerebbe chiedere: “Nella tua integrità della lumaca, io ci sono?”
Quanto la mancanza sia sacra solo se, nella riconoscenza della nostra disintegrità, ci spinge alla ricerca di ciò che può renderci integri, me l’ha detto la mia pelle d’oca.
Quanto comunicare mancanza non sia dichiarazione d’amore, ma richiesta di intervento, me l’ha detto una sedia sfondata.
E quanto sia pericolosa, me lo ha detto un ricordo.
E quanto chiedere a qualcuno della propria mancanza voglia dire spingere l’altro con le spalle al muro, me l’ha detto la polvere.
E quanto questo non sia amore, me l’ha detto uno starnuto.
Che una volta dirò: “Non sento la tua mancanza. Perché, anche nell’assenza, sei sempre in me”, me l’ha detto quel primo vagito.
Che una volta sentirò: “Ma averti qui, ora, rende la mia integrità perfetta. Averti qui, ora, con me… non è mancanza: è tripudio, dell’Essere mio, dell’Essere tuo”, me l’ha detto… la mancanza.
Valentino Infuso
Immagine: “MU”, kanji del “vuoto”
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