
R’Infuso
rubrica di poetosofia visionaria e magia neorealistica
da risorseggiare (sempre) con lentezza
R’Infuso delle 17
di mercoledì 19 novembre 2025
ZOMBIE MONEY
Guerra, denaro, consenso e asservimento hanno fame.
“Ho tanto denaro. Ho tante risorse. Ma tante tante, al punto di essere reputato, alla morte prossima di mio padre, a ragion veduta il più ricco sovrano d’Europa.”
“Lo so. È per questo che sono qui”
“Ed è per questo che ti ho accolto. La tua fama ti precede, i miei amici mi hanno riferito delle tue abilità.”
“Troppa grazia, sua altezza. In cosa possono i miei servigi recare utilità a vossignoria più di quanta ella non ne abbia già di suo?”
“Dimmi: in cosa posso investire la mia ricchezza?”
“Dovrebbe uscire dal suo territorio e stabilire relazioni proficue con altri reami e altri stati…”
“E in che modo?”
“Faccia in modo che altri reami e altri stati abbiano bisogno delle sue risorse.”
“Mi stai suggerendo di prestare denaro a interesse?
“Con tutto il rispetto, mi ha preso per un dilettante? Le sto suggerendo molto, ma molto di più. Di creare il bisogno del denaro che non hanno.”
“Spiegati meglio…”
“Qual’è la parte di eredità che suo padre, e suo nonno prima di lui, vi ha lasciato in eredità?”
“Tutto, nello specifico non saprei… Il denaro?”
“Assolutamente no.”
“Il titolo e i possedimenti annessi?”
“Sì ma… no.”
“Non saprei…”
“Suo nonno ebbe una grande idea: istituire un esercito proprio… Suo padre ha fatto di meglio: ha iniziato a venderlo ad altri stati. Le suggerisco di investire in questo.”
“In un esercito? da vendere ai vari reami e ai vari stati? Un esercito per far fare guerre? E cosa me ne viene?”
“A noi non interessano le guerre in sé. Per noi sono scaramucce che interessano gli Stati. Noi, le guerre, le rendiamo semplicemente possibili e quindi allettanti. A noi serve il costo della disponibilità di questo esercito, l’affitto ante-litteram di soldati professionisti, pagati e mantenuti da chi ne fa richiesta e remunerati direttamente al suo proprietario: cioè voi. Continuo?”
“Continua, ti ascolto.”
“Troppa grazia, sua realtà principesca. Si dice che incomba a breve una grande rivoluzione dall’altra parte del mondo. I coloni hanno capito, non vogliono essere più asserviti, vogliono essere autonomi, vogliono gestire una loro moneta, e il Re non può permettere una cosa del genere se non vuole perdere la propria sovranità su quelle terre e, soprattutto, su quelle anime. L’emissione della moneta è fondamentale per creare e mantenere l’asservimento. Date il controllo della moneta di una nazione e non importa di chi farà le sue leggi! Se si vuole controllare una nazione occorre controllare la sua moneta e, attraverso questa, il suo debito.”
“Ma perché il debito?”
“Il debito è il maggiore e più potente effetto della moneta. Il debito, ciò che è dovuto, crea un legame, sacro e profano, virtualmente indissolubile. Più è grande il debito, maggiore è l’indissolubilità del legame. Il figlio deve il suo legame al padre che gli ha dato non solo sangue ma anche sostentamento…”
“Sì, comprendo, così io mi sento nei confronti di mio padre. Così come lui nei confronti di suo padre, da cui ereditò questo esercito di professionisti della guerra. Ma fu idea di mio padre di concedere a servizio mercenario questo esercito.”
“Esatto! E sarà lui a sviluppare oltre questa idea, inviando tra qualche anno al Re d’Inghilterra, vostro nonno materno, il più grande esercito a pagamento che si sia mai visto! Perciò vi dico: investite ora in questo esercito, investite ora in questa induzione al bisogno di denaro che non si ha.”
“Ciò che mi dici ha molto senso… E sia! E poi? Che me ne faccio di questo esercito dopo? Cosa puoi dirmi del dopo?”
“Ve lo dirò. Ma ad una condizione.
“Condizione? E che posizione hai tu per porre condizioni a me?!”
“Una posizione privilegiata, potendo disporre, come mi avete chiesto, di gestire le vostre sostanze. Inoltre, la mia è una condizione a voi favorevole: permettetemi di occuparmi, in cambio dei miei servigi, della gestione del sistema fiscale della contea.”
“Addirittura… in effetti… vista le tue capacità e dato che questa incombenza verrebbe sgravata dalle mie spalle… e sia! Ma in che modo?”
“Permettetemi di fondare una banca tutta mia. Mi sono fatto le ossa presso la banca dei vostri amici, una famiglia che mi ha accolto e cresciuto come un figlio. Permettetemi di costituirla nella mia città, Francoforte, dove mio padre aprì il suo negozio, quello dello scudo rosso con l’aquila nera.”
“Una banca tua con mie risorse per gestire gli affari di stato, che rigogliano per la diffusione a pagamento di servizi bellici atti a creare bisogno di un denaro che non si ha… mi piace! Accordato. Ma ora mettiti al lavoro. Da dove vuoi iniziare?”
“Gestirò gli affari del mio principe, incrementandone notevolmente le ricchezze. Ma ancor di più guadagnerò io stesso, più di quanto non possa far guadagnare a voi, che siete, per ora, il mio protettore, ma che finirete con l’essermi devoto. Tutti i princìpi e presidenti finiranno con l’esserlo. Con la mia banca inizierò a creare debito, presso stati e regni, ma non commetterò lo stesso errore commesso da miei antichi illustri predecessori, decaduti nella miseria dell’insolvenza o la scorrettezza dei sovrani. Non rischierò che il mio credito non venga riscosso in qualche modo, non rischierò la bancarotta, il fallimento, l’annichilimento dinastico… Creerò un debito impossibile da rimettere: in cambio del prestito, il principe o reggente di uno stato non deve solo riconoscermi gli interessi, ma deve cedermi, come avete fatto voi, la gestione del fisco, del debito pubblico, dell’emissione di titoli di debito che, per ripagare, lo Stato deve rigirare ai sudditi… lo acquisirò io ed io solo lo rivenderò maggiorato ai cittadini, che saranno loro in ultima istanza i pagatori… e lo faranno dedicando a questo debito le loro vite, la loro arte, i loro affetti, la loro abortita potenziale grandezza.”
“Il controllo dello stato e dei cittadini attraverso il debito, ahahahah!”
“Certo! E per far sì che ci sia sempre bisogno di un ricorso massivo al debito – indissolubile –, metterò io stesso zizzania tra gli stati, o la solleticherò; appoggerò formazioni di eserciti di professionisti a pagamento e contribuirò personalmente alla realizzazione di arsenali con ordigni sempre nuovi, sempre più potenti, sempre più letali, sempre più costosi. E, mia personale innovativa invenzione, non appoggerò, finanziandola, una bandiera a discapito di un’altra, no… la mia generosità non avrà colore, né ideologia, né faziosità di sorta: sarà inclusiva! Creerò e presterò ingente denaro – che è poi il loro stesso denaro – a Stati in lotta fra loro, sia al governo di una parte e a quello dell’altra, darò loro le armi, e mi offrirò per fornire altro denaro – sempre loro e sempre da me creato – per la ricostruzione dopo la sconfitta o la gestione fiscale dopo la vittoria, attraverso l’approvazione per legge di grosse banche centrali di ultima istanza costituite appositamente e privatamente, sotto il controllo esclusivo mio e di pochi altri amici banchieri, della mia e le loro famiglie, delle dinastie invisibili a cui saranno costretti a piegarsi gli esseri umani, pur dando la colpa alle marionette che metteremo davanti ai loro occhi per nascondere la verità. Ogni tanto ci divertiremo a svelarla questa verità, ma solo per sondare la loro volontaria persistente ostinazione a non voler vedere. Ho già addestrato i miei figli per questo. Ognuno si insinuerà in una della capitali più importanti, nei centri nevralgici del potere, e ne prenderà non solo il controllo, ma la proprietà: Londra, Parigi, Vienna, Francoforte, Napoli… Ed il bello, sapete qual è? Che nessuno se ne accorgerà! Eppure tutti lavoreranno per noi. Garantendoci che i cittadini ripaghino ciò che noi abbiamo prestato agli stati, saranno tutti nostri. Ogni cosa lo sarà. Nostre saranno per esempio le infrastrutture necessarie alla nostra stessa espansione, che finanzieremo e che gli Stati e i cittadini ripagheranno. Tutto ciò che verrà equivocato come pubblico, come parte di uno Stato, sarà in realtà nostro. Le strade, le ferrovie, le vie dei cieli; le scuole in cui saranno allevati da ignoranti per poter perpetuare l’equivoco; il lavoro che faranno per noi in cambio del loro bene più prezioso, il tempo, illudendosi che lo facciano per quella poca moneta, che noi stessi controlleremo e stamperemo, che riconosceranno come unica fonte per procurarsi cibo, che noi stessi produrremo; farlocche sicurezze, che noi inventeremo; inutili comodità, di cui saremo ispiratori, che indeboliscono anima e corpo; beni emozionali lenitivi dell’angoscia, di cui avremo il monopolio, o cure che non curano, ma che avranno l’unico pregio di tener in vita organismi ammalati; inculcheremo in loro il senso di colpa del cattivo cittadino, affinché si sentano a posto con la coscienza nel pagare le nostre tasse, i loro tributi a noi, le multe e le ammende a cui li sospingeremo attraverso regole sempre più assurde e contraddittorie, solo per accorciare loro ancor di più la catena invisibile che loro stessi saranno disposti a legarsi al collo dell’anima, e che stringeranno volontariamente di più, senza che noi, a quel punto, facciamo più nulla. Neanche capiranno e lo riterranno giusto quando gli faremo pagare anche l’acqua. Riterranno giusto pure quello. Guerra, denaro, consenso e asservimento hanno fame…”
“Guerra, denaro, consenso e asservimento hanno fame… come pensi di controllare tutto questo?”
“Non servirà. Tutto si controllerà da sé. E non saprà neanche perché.”
“Non credo di averti seguito molto in questa tua elucubrazione… ma lo trovo interessante. Molto. Ti eleggo hofaktor, mio ebreo di corte… procedi pure.”
“Consideratelo come fatto: non è elucubrazione… è il futuro. Anzi, era il futuro. Ora è il presente. Il controllo di tutto ciò che esiste. E si chiama: finanza”.
Avete appena letto un immaginario (ma non troppo) dialogo avvenuto nel 1769 a Wilhelmshöhe, in Germania,
tra il principe Guglielmo IX d’Assia-Kassel (26 anni) e Mayer Amschel Rothschild (25 anni), fondatore di casa Rothschild.
Queste parole immaginariamente profferite stanno ancora vibrando nella realtà, proprio ora
e sostengono l’equivoco su ciò che crediamo reale nella nostra vita quotidiana.
Valentino Infuso
Immagine: “Zombie Money”
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